Innanzitutto mi presento. Mi chiamo Cristina, ho 23 anni e quella che sto per raccontarvi è la mia storia.
“E pensare che sarebbe una bambina” disse mio padre a mia madre nella fredda sera del 13 giugno del 1991. Non sapevano a cosa sarebbero andati incontro, poichè al momento della nascita mi misero subito in incubatrice, intubandomi seduta stante.
Nata di cinque mesi e mezzo, con il peso di 690 grammi ed avendo funzionato solo il cuore, era impensabile che io sopravvivessi, dicevano.
Ero lunga trentadue centimetri e avevo la circonferenza cranica di una pallina da tennis, equivalente a ventidue centimetri. La diagnosi fu prematurità estrema, displasia broncopolmonare con APGAR 1.
Mi tennero in ospedale per cinque lunghi mesi, durante i quali la speranza prevalse su tutto. Nel primo mese ebbi un calo ponderale di 190 grammi; ero così piccola che per alimentarmi dovevano usare un sondino.
A due mesi, sempre nell’incubatrice, subii un delicato intervento agli occhi, senza il quale sarei rimasta cieca.
Giunto il terzo mese mi estubarono, costatando che arrivavo a respirare autonomamente e alla fine del quinto mese, finalmente, mi dimisero, ma non finì qui.
Ero fuori, ma costretta ancora dentro con l’ossigeno fino al tredicesimo mese, sebbene fossi a casa.
Per i miei genitori, trovarsi una stanza tutta bardata, con le attrezzature dell’ospedale, fu una vera e propria sfida perchè dovettero passare loro per medici.
Andò tutto per il meglio e fu riscontrato anche nelle visite periodiche in ospedale, anche se mi restarono una forte miopia e una voce afona, quest’ultima data dall’ipertrofia delle false corde, che sovrastavano le normali corde.
Arrivò il momento di andare a scuola e, dopo tre anni di asilo vissuti nella spensieratezza, iniziarono le difficoltà per otto anni; aiutata dai miei genitori, vinsi il sostegno fornitomi dalla scuola e potei frequentare le superiori senza, conseguendo un diploma quinquennale nei tempi consentiti.
A questo punto mi sento di poter affermare, che nonostante le difficoltà passate, ho avuto e continuo ad avere una vita appieno e al meglio, facendo sport e camminate in montagna.
Con questa storia, voglio trasmettere il messaggio che la vita va presa di petto, sperando e provando, arrivando alle volte a stupirmi per i risultati raggiunti!