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Il sonno nel neonato ( seconda parte)

Il sonno nel neonato ( seconda parte)

By adminIn La rubrica del neonatologoPosted Luglio 17, 2017

Eccoci alla puntata successiva del capitolo “sonno del neonato”.

Come abbiamo detto il sonno è funzione della maturazione cerebrale, si sviluppa via via che il bambino crescendo , diventa più grande in tutte le sue capacità, le sue possibilità di vita, di autonomia dalla mamma.

Esaminiamo il problema dalla nascita: se il “nostro “ nasce a termine è ben equipaggiato ma comunque esce da un posto dove non c’era freddo , caldo, fame, sete, luce; le voci erano ovattate , il mondo programmato ed ad una certa ora si faceva questo, ad un altra si faceva quell’altro (cose che in genere riflettevano la vita della madre e la vita di noi adulti e’ quanto di più programmato e statico ci sia ): non era presente la forza di gravità quindi non ci si sentiva “cadere”, quando il feto si muoveva, continuamente toccava il confine e gli arti ritornavano sul corpo, movimento autoconsolatorio.

Quindi la prima difficoltà del neonato è quella di conoscere ed adattarsi a questo nuovo mondo; deve crearsi dei punti di riferimento, deve conoscere “il territorio”: per lui il territorio è il suo ambiente , la sua casa fatta di suoni, rumori, odori; il suo mondo è anche il volto della mamma, la sua voce ; nel frattempo deve imparare ad autoregolarsi a tranquillizzarsi
I neonati non hanno coscienza di sé in modo separato dalla madre,  da chi gli sta intorno, sono un tutt’unico; se lui ha fame lo assale subito un’ angoscia di morte , quella che verrebbe a noi nel deserto se avessimo sete e fossimo soli e …non sappiamo che …proprio dietro la duna c’è l’oasi con l’acqua.

Prima di essere io, siamo stati noi.

Nel neonato pretermine queste difficoltà sono esaltate, la sua capacità di autoregolazione che significa capacità di consolazione, capacità di svegliarsi per il pasto, di mangiare senza soffocarsi e rimanendo sveglio, di prendere sonno e di mantenerlo, sono molto ridotte e noi dobbiamo aiutarlo in questa autoregolazione.

Cosa fare: se devi conoscere il territorio la prima cosa è che il territorio sia stabile, altrimenti se un giorno si dorme dalla nonna e nella culletta ed un giorno dalla zia in braccio… perché piangeva, manca la stabilità; anche il volto umano che ho davanti deve essere stabile; qual’é il volto più stabile?

Quello della mamma, quello del papà, non può essere quello dell’infermiera,  anche se brava, perché lei cambia sempre e non si crea una relazione stabile, che è sempre quella di amore della mamma con il suo bambino; ricordate che quello che ci cambia è lo sviluppo di relazioni di amore.

A Napoli dicono: ogni scarafone è bello a mamma sua, questa è una relazione di amore, mi piaci comunque, mi piacerai sempre, qualunque cosa tu faccia, non posso fare altro, ti amo nonostante…

La prima cosa quindi è la stabilità, non cambiate il nido del neonato; create un ambiente di sonno che il neonato impari a conoscere, con l’aiuto di piccoli oggetti, anche profumati (l’olfatto è un senso molto sviluppato nei neonati) un posticino che il bambino riconosca come “casa sua” ; sono a casa … sto tranquillo.

Avvolgete il piccolo in panni morbidi, ma le stesse coperte lo fanno, questo lo aiuta a non sentirsi cadere (molti nostri incubi da adulti sono il sogno di cadere..cado,cado..).

Cominciamo a creare degli ambienti diversi per il giorno e la notte : di giorno si può dormire in cucina o nel salottino , di notte l’ambiente deve essere diverso, ci deve essere più buio e più silenzio e più luce ed i rumori normali della casa durante il giorno ; questo serve a creare il ritmo circadiano, quello di giorno e notte; il tempo di sonno notturno senza interruzioni aumenta un po’ alla volta.

Altra situazione “tranquillizzante”: succhiare.

Per il neonato il seno della mamma e’ la fonte principale di gratificazione,mangiare al seno e’ per certi aspetti come farsi una dose di sedativo, come farsi una “pera”; ma anche il succhiotto permette al neonato di tranquillizzarsi, i succhiotti di stoffa imbevuti di sostanze dolci erano usati molti anni fa, facevano male, erano fonte di infezione e di carie, ma i bambini stavano buoni.

Cantare è sempre una buona cosa , in tutte le culture ci sono le ninne nanne, in tutte le culture i neonati sono stati cullati per addormentarli.

Tutto quello che è ritmico tranquillizza il neonato.

Ma alla fine rimane da fare la cosa più importante: avere pazienza e costanza, come hanno avuto le nostre mamme e nonne, non abbiamo imparato in un giorno a leggere e a scrivere e cosi anche a stare buoni, a dormire; una cosa importante; compito di una mamma è certamente amare, ma subito dopo l’amore viene l’educazion , al sonno, al vasino a non interrompere le persone che parlano e, a dire grazie, ad aspettare.

Tutto e subito è bello, ma non è reale.

Dr.ssa Augusta Janes

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