Allattamento al seno e/o latte materno nei ricoverati in terapia intensiva neonatale
Perchè ne parliamo? Perchè è importante? Quanto è importante?
E’ importante per tutti i neonati , ma per il neonato separato dalla madre il latte materno è spesso l’unico legame , come un filo che lega insieme madre-bambino e che non li lascia separare, l’unica cosa che talora una mamma può dare al neonato malato , piccolo, fragile. Questo legame la fa sperare, la fa sentire utile. Spesso infatti la mamma ha la sensazione che il figlio è come se appartenesse ad altri, più bravi , più tecnici, più capaci di aiutarlo; quindi è importante per riprendere la loro relazione , il loro discorso interrotto con la nascita”patologica” e per riavviare e dare vigore al loro discorso di amore.
Non è però solo una questione di relazione e di sentimenti, anche se questi restano al primo posto nella vita per le implicazioni di crescita dell’identità, per quello che cioè saremo da grandi , delle persone piene di gioia e di speranza, serene, sorridenti o piene di paure e di ansie.
Ci sono anche aspetti propriamente medici che rendono particolarmente prezioso il latte materno. Il latte umano ha un valore nutrizionale ed antiinfettivo molto importante, soprattutto nel neonato pretermine: le sue difese, rappresentate dal sistema immunitario , sono immature e il nostro piccolo corre rischi più gravi rispetto agli altri neonati a termine ed agli adulti ; il latte materno contiene delle sostanze che aiutano a difendersi meglio.
La maturazione del sistema immunitario avviene precocemente dopo la nascita ed è influenzata dall’alimentazione (latte materno) e dall’ambiente: l’ambiente della terapia intensiva in particolare è molto ricco di germi patogeni ;in altre parole il rischio infettivo è molto alto.
Una malattia temibile per i rischi elevati per la vita e per il rischio di complicazioni è l’enterocolite necrotizzante (NEC) : l’intestino ha delle pareti molto sottili, i germi si attaccano a queste pareti e le danneggiano talora in modo molto grave e avviene una perforazione (cioè l’intestino si rompe).
Gli studi hanno dimostrato che i neonati pretermine, inclusi i neonati molto pretermine (con età gestazionale inferiore alle 32 settimane) che si alimentano con latte della loro mamma o latte umano donato da altre mamme hanno un’incidenza minore di enterocolite necrotizzante; questo fa pensare che il latte umano contenga delle sostanze che migliorano il decorso di questa malattia , attraverso una componente immunologica.
Il latte umano contiene infatti molte sostanze con proprietà antimicrobiche ; vengono chiamate proteine bioattive , sono la lattoferrina, il lisozima , la lactoaderina, ecc.
E’ inoltre un alimento vivo, pieno di cellule, globuli bianchi neutrofili, macrofagi (degli speciali globuli bianchi che mangiano i batteri) linfociti , quelli della memoria e quelli che producono anticorpi , immunoglobuline, citochine e chemochine, sostanze che hanno funzioni immunologiche varie e che servono oltre che a difendere e a regolare l’infiammazione, a far maturare l’intestino.
Non ve le elenco tutte perchè i nomi non sono importanti: sappiamo che senza il latte umano il nostro prematuro sta male o meglio sta peggio , pertanto uno dei nostri compiti di operatori sanitari è quello di dirvi:dobbiamo lavorare insieme per avere latte della mamma o almeno latte umano.
E’ importante infatti non solo dare il latte al proprio bambino ,ma anche donare il latte per garantire anche ai bambini le cui mamme non hanno latte un grande aiuto per la sopravvivenza e per una sopravvivenza con esiti buoni
C’è quindi evidenza che le componenti immunologiche presenti nel latte materno-umano giocano un ruolo importante nel ridurre l’incidenza di enterocolite necrotizzante, retinopatia della prematurità, patologia polmonare cronica (broncodisplasia polmonare) : pertanto visto che the breast is the best, breast.
Altro aspetto da tener presente è la relazione tra allattamento con latte materno e sviluppo neurocomportamentale del neonato pretermine.
Ci sono studi recenti che sottolineano l’importanza della nutrizione per lo sviluppo cerebrale precoce del neonato e per l’outcome (cioè valuta in base al tipo di alimentazione se sarà più o meno intelligente o se avrà dei problemi).
Inoltre il volume di latte materno consumato dal neonato è predittivo del miglioramento dello sviluppo; più latte materno miglior sviluppo: pertanto bisogna impegnarsi , togliere il latte con ostinazione e con costanza , perchè il latte materno fa la differenza .
L’evidenza è che alimentarsi con latte umano (ma almeno il 50% deve essere latte materno, non è un composto miracoloso che ne basta una piccola quantità per fare la differenza ) dà dei risultati medici migliori; peraltro quando si va ad esaminare l’esito neurocomportamentale le cose sono più complesse, l’esito degli studi è più controverso: forse i neonati vanno meglio perchè si ammalano di meno, hanno meno enterocolite necrotizzate, meno complicanze della prematurità; inoltre l’intelligenza e i risultati scolastici di un bambino dipendono molto anche dall’ambiente dove vive, dalla scolarità dei genitori , soprattutto da quanto la mamma è andata a scuola, e dal livello socioeconomico della famiglia; comunque se un neonato si è ammalato di meno corre meno rischi per lo sviluppo (pensate che un neonato che va incontro a una enterocolite necrotizzante ha un rischio di morire del 20-30%, dipendendo naturalmente dallo stadio della malattia e dalla necessità di intervento chirurgico ), questo perchè ogni complicazione della prematurità ha un effetto avverso sull’esito neurocomportamentale del neonato; inoltre un prematuro che si ammala di meno va a casa prima, sta di meno ricoverato in un ambiente che è ostile al suo sviluppo, sia per le eccessive stimolazioni uditive e visive, sia per eccesso di messaggi senza significato relazionale, ma soprattutto per la mancanza di figure stabili di riferimento.
Ogni intervento che ha un potenziale benefico sulla crescita cerebrale e sullo sviluppo della vista e cognitivo (cioè dell’intelligenza) è un intervento da non trascurare ; perciò le madri vanno incoraggiate a estrarre il latte e in seguito ad allattare al seno, sia quando i neonati sono ancora in terapia intensiva che dopo la dimissione.
Dr.ssa Augusta Janes