Io mi dimetto

Domani promette di essere un giorno speciale, pare mi mandino a casa.

Veramente la faccenda della casa non l’ho capita del tutto: finora ho visto solo questa specie di condominio pieno di vetri e allarmi e vagiti più o meno azzeccati.

A casa pare si stia meglio: “staremo tranquilli, soli soletti, vedrai” quante volte l’ho sentito sussurrare! Qui ogni ora passano almeno dieci di loro: “che brutta cera marmocchio!”, “il piccolo è un po’ scuro!”, “l’ex-27 è un po’ cianotico!” in progressione gerarchica; e poi “chi ha staccato il saturimetro!”, “mettete i nasetti!”, “ha mangiato troppo”, “ha mangiato poco”, “ha mangiato male!” Tranquilli, mi ero solo dimenticato un momento di respirare, capita alla mia età.

A casa sarà tutta un’altra cosa: dormire quanto si vuole, un bel bagnetto, la colazione – forse non si chiama ancora in questo modo… Comunque ora dei miei vecchi mi fido anche se non è stato sempre così.

Beh, la prima volta che li ho visti dietro i vetri dell’isolette mi hanno messo veramente ansia, due facce! Si leggeva come in un libro: “E questo coso, cos’è?” La prima volta poi che hanno aperto l’oblò la mano quasi non passava per il tremolio e di prendermi su per bene non c’era verso: o mi cadeva la testa o mi scappavano le braccia o mi ballavano le gambe; cominciavo a preoccuparmi.

Poi fortunatamente, come in un vero western, sono arrivati i nostri, le fisioterapiste: massaggini, rotolini e girati di qua e voltati di là, meglio che alle terme, il movimento è diventato un piacere. Per non parlare del bagnetto, tutto avvolto nel lenzuolino e l’acqua tiepida che ti accarezza, poi ti circonda, poi ti sostiene e alla fine ti trovi libero ma non hai paura e ti ricordi di quando eri nel pancione: bello e basta!

Sul mangiare ho ancora meno preoccupazioni perché qui i progressi sono stati reciproci. Devo ammettere che ci ho messo un po’ a indovinare quando dovevo respirare e quando mandare giù, ma alla fine ho capito il trucco: quando vedevo due occhi sgranati e una faccia rossa rossa, allora dovevo fermarmi e riprovare con calma e ora quasi ci siamo. Negli ultimi giorni poi ho provato la tetta, quella vera e qui è tutta un’altra musica, ma forse non è solo questione di mangiare (su questo punto permettetemi di sorvolare, non vorrei essere tacciato di NEO-romanticismo).

Ora mi hanno detto che è pronta la lettera di dimissione; forse sarà un po’ come le istruzioni che ho visto sotto l’incubatrice: “funzionamento: il cuore batte 120 volte al minuto, il respiro 40; manutenzione: ogni tre ore introdurre alimenti in quantità adeguata, due volte al giorno assicurare la eliminazione delle scorie…” forse sarà più chiara. Ma quello che davvero mi tranquillizza è sapere che in tutto questo tempo sono state date molte spiegazioni individuali e in piccoli gruppi e tutto quel dialogo continuo e l’ascolto e gli incoraggiamenti e i consigli giusti, che mi sento in una botte di ferro.

E poi sono previsti i controlli:”il tagliando”, dicono scherzando i miei: “I primi mesi quando volete!” Non esageriamo, verrò a farvi vedere che cresco bene e per farci dare qualche consiglio gastronomico ma evitiamo per favore manovre invasive – abbiamo già dato!

Tornerò invece volentieri a 2 e a 6 anni, come gentilmente proposto (lo chiamano follow-up per darsi importanza). A due anni conto di camminare, dire qualche parolina e fare una torre; mi sembra già tantissimo – non so ancora tener su bene la testa! A 6 anni verrò a far vedere quanto sono intelligente: disegnare, contare, ricordare, lo spazio e il tempo, affascinante! Mi vengono le vertigini se ci penso. Conto proprio di esserci e di fare un figurone!

A pensarci bene poi è giusto che abbiano qualche soddisfazione anche questi poveracci che corrono avanti e indietro da tre mesi.

Per finire: questo imprevisto periodo di socializzazione sembra concludersi con un bilancio positivo: abbiamo superato qualche problemino fisico; io e i miei vecchi abbiamo imparato a conoscerci (oggi li vedo un po’ tiratini ma si può capire); ho fatto diverse amicizie e ho scoperto un mondo che non immaginavo – la vita è fatta anche di queste cose non programmate!

Domani vado a casa e nel silenzio della mia cameretta ci penso un po’ su.

Il vostro Micro

(F. D., Udine)