Cerchiamo di dare alcune regole importanti che facilitino il successo nell’alimentazione:
Se nella prima fase dello svezzamento offri un’ampia varietà di sapori, favorisci l’accettazione successiva di cibi “nuovi”.
Per favorire l’accettazione di un cibo devi darlo ripetutamente anche per 10 giorni consecutivi, ma smettere se il bambino gira la testa e dice no.
Il bambino non ha solo bisogno di vedere ma anche di toccare il cibo, di assaggiarlo: lasciamo che il bambino manipoli, tocchi il cibo e lo metta in bocca da solo; ripetiamo l’offerta 2-3 volte alla settimana.
Per mangiare abbastanza il bambino ha bisogno di non distrarsi, ma poi, finito il pasto, dobbiamo includerlo, metterlo a tavola con noi perchè questo è un metodo facile e comodo e utile per dargli tante possibilità di guardare, vedere, toccare, imparare ed imitarci.
Le mamme vanno incoraggiate ad essere audaci con la varietà dei gusti da far assaggiare:
– il feto è esposto attraverso il liquido amniotico a una varietà di fluidi profumati, odorosi; questa esposizione a gusti ed odori diversi continua con l’allattamento al seno e prosegue poi con lo svezzamento; uno studio ormai datato pubblicato su una delle più importanti riviste scientifiche parla di un annoso problema che riguardava gli alimenti sconsigliati durante l’allattamento perchè “puzzolenti “come aglio, cipolla, cavoli,asparagi…. Lo studio era fatto in doppio cieco: le mamme non sapevano cosa mangiavano, (i cibi puzzolenti erano contenuti in una pillolina rosa o bianca) e neppure chi faceva la ricerca lo sapeva; solo alla fine le mamme e i ricercatori sapevano cosa era stato somministrato, -cibi puzzolenti o nessun cibo puzzolente -; alla fine veniva chiesto alle madri come era il comportamento del bambino; i bambini che avevano mangiato latte puzzolente erano molto interessati, annusavano di più, non avevano avuto rifiuto del latte o mal di pancia; d’altronde gran parte del mondo si alimenta costantemente con cibi speziati o cucinati con uso di aglio o cipolla. I bambini sono fantastici, a loro piace sperimentare la vita nuova, anche quella dei sapori.
Ma cosa possiamo dire dei neonati pretermine , alimentati a lungo con il sondino e che non hanno avuto contatti stretti o frequenti con le loro madri, che le hanno assaggiate poco, annusate poco; i primi mesi di vita sono un periodo di “imprinting “, un periodo sensibile per l’apprendimento del gusto e dei sapori; non sappiamo che influenza abbia su questo la nascita pretermine, ma è facile pensare che quando il nostro piccolo incontrerà nuovi sapori, meno facile sarà per lui accettare l’ampia varietà degli alimenti presenti e diversi, nelle diverse culture e nei diversi paesi.
Diventa quindi abbastanza chiaro che il nostro obiettivo, non solo quello che riguarda i prematuri cresciuti, ma tutti i bambini, deve essere quello di offrire molte scelte di cibi, in un contesto sociale appropriato, fatto di serenità, con una formazione di cultura alimentare offerta a tutti i genitori, ma anche a tutta la famiglia, nonni e zii inclusi.
Accettazione non solo di cibi nuovi, ma anche di nuove consistenze
La masticazione si sviluppa in modo costante dai 6 mesi fino a tutta la prima infanzia; la consistenza del cibo che offriamo deve essere adatta al bambino e questo aiuterà l’acquisizione dell’abilità a masticare
Siamo in un momento nel quale si parla per il nato a termine di svezzamento guidato dal
bambino, stiamo andando verso la “libertà” data al bambino di prendere e mangiare il cibo da solo, quando è pronto; non ci sono evidenze scientifiche infatti che l’uso di purea vegetale come primo cibo da introdurre con lo svezzamento sia utile; il primo cibo può avere anche un consistenza diversa, più granulosa, più corposa.
Sembra che questo incoraggi il bambino ad assumere una più ampia varietà di alimenti.
Credo però che non in tutte le famiglie ci sia la conoscenza del valore nutrizionale dei diversi cibi; per questa ragione gli operatori sanitari forniscono ai genitori una conoscenza dei principi alimentari, e poi di quelli che sono i cibi sani, i cibi con elevato potere nutrizionale; c’è differenza tra libertà ed anarchia.
Ma come ci regoliamo con il neonato pretermine?. Forse non è in grado di iniziare uno svezzamento guidato da lui stesso. Teniamo presente che anche il neonato a termine può iniziare uno svezzamento “libero” solo se sta seduto senza aiuto, se è in grado di afferrare il cibo in pezzettini e portarlo alla bocca, tutte abilità motorie che nel neonato pretermine possono maturare più tardi.
Ma certamente, con appropriate modifiche, con questo tipo di svezzamento avremo dei vantaggi anche per i neonati pretermine: prendere il cibo da soli, con le dita (finger food) appena possibile, cioè appena ci fanno capire che sono pronti, aiuta la coordinazione oculo-manuale e permette un maggiore controllo da parte del bambino mentre mangia; è lui insomma che “guida il carro”.
Non dobbiamo però perderlo di vista, l’attenzione deve essere costante.
Ritardare l’introduzione di cibi più consistenti, granulosi, ci fa correre il rischio di perdere “l’appuntamento “, questo periodo sensibile in cui si acquisiscono capacità e abilità, verosimilmente collocato, per lo svezzamento, tra i 6 e i 9 mesi di età.
Mi spiego meglio: la programmazione di una determinata funzione può avvenire solo in un periodo particolare della nostra vita, un periodo “sensibile”, che risulta quindi un periodo critico perché questa funzione si svolga nel migliore dei modi.
Come esempio di periodo critico possiamo ricordare l’epoca della fertilità: le donne, le coppie sono molto più fertili da giovani; se comincio a programmare i figli a 45 anni, il periodo sensibile, appropriato, in cui rimanere gravide è passato e a quel punto è più difficile avere bambini, è passato l’appuntamento più naturale.
Quindi per rispettare gli appuntamenti non devo aspettare troppo, non devo attendere che gli spuntino i dentini per dargli il cibo in pezzettini o cibi più consistenti; i denti non sono necessari per la masticazione e l’introduzione di cibi di consistenza aumentata aiuta a svilupparla.
Gli operatori sanitari pertanto non hanno esaurito il loro compito con l’introduzione dello “svezzamento guidato dal bambino” anzi c’è necessità di attenersi alle raccomandazioni riguardo alla quantità di energia complessiva da consigliare al singolo bambino in funzione dei suoi fabbisogni, è necessario valutare la composizione della dieta e la quantità e qualità degli alimenti somministrati. E infatti evidente che nella dieta dei piccoli è spesso presente un eccesso di proteine, di sale e di zuccheri soprattutto dai 4-6 mesi; ecco l’esigenza di analizzare con accuratezza le abitudini nutrizionali del singolo bambino insieme alla mamma e a chi lo accudisce.
Il pediatra ha un ruolo attivo ed insostituibile nel costruire insieme alla madre un percorso nutrizionale chiaro, semplice ed efficace, basato sull’evidenza. Dobbiamo agire in modo sartoriale, cioè come un sarto, per costruire la dieta adatta a quel bambino; è un tempo ben speso quello passato con i genitori a parlare dell’alimentazione, un tempo necessario, fondamentale per trasmettere le evidenze su cui si basa la credibilità del messaggio.
C’è una fase in cui l’intervento nutrizionale è più efficace: i primi mille giorni dal concepimento, cioè la vita endo-uterina e i primi due anni di vita, per il bene del bambino e per l’adulto di domani.
Dr.ssa Augusta Janes